INQUADRAMENTO MACROECONOMICO
Dall’indipendenza, conseguita nel 1991, il Kazakhstan ha registrato uno dei tassi di crescita tra i più dinamici al mondo, raggiungendo quasi l’8% negli anni 2000 e quasi quadruplicando il reddito pro-capite nell’arco dei suoi trenta anni di storia. Secondo la Banca Centrale kazaka, negli ultimi 20 anni il Paese ha attirato uno stock pari a 350 miliardi di dollari di investimenti stranieri, posizionandosi alle spalle della Russia tra i Paesi dell’ex Comunita’ degli Stati Indipendenti (CIS), grazie soprattutto all’imponente afflusso di investimenti concentrati verso i grandi giacimenti di idrocarburi di Tengiz, Kashagan e Karachaganak, siti nella regione del Mar Caspio.
L’effetto congiunto della pandemia COVID-19 e della crisi del prezzo delle materie prime ha pesato notevolmente sull’andamento del PIL del Paese centroasiatico nel 2020, dopo che nel precedente quadriennio l’economia kazaka era cresciuta ad una media del 3.3% con un picco del 4.5% raggiunto nel 2019. Il momento di difficoltà economica dovrebbe essere certificato da una contrazione del PIL compresa tra il 2,8% ed il 3% per il 2020, accompagnato da un tasso di inflazione del 7,5% ed un deficit delle partite correnti pari al 4% del PIL. Per il biennio 2021-2022 si attende una ripresa economica che, secondo le principali istituzioni finanziarie internazionale, dovrebbe determinare una crescita del PIL, rispettivamente del 3,3%-3,5% per l’anno in corso e di circa il 4% nel 2022.
La flessione del 2020, sopraggiunta dopo una fase di ripresa dalla crisi valutaria del 2015-16, ha reso ulteriormente evidente la fragilità del sistema economico kazako, ancora eccessivamente dipendente dalle oscillazioni del prezzo del petrolio e delle altre materie prime e dall’interscambio commerciale con Russia e Cina. In questo senso, nel corso degli ultimi anni le autorità kazake hanno avviato l’attuazione degli ambiziosi programmi di riforma e di sostegno alla diversificazione della struttura produttiva del Paese (i c.d. “100 passi”), con l’introduzione di misure di contrasto alla corruzione, un quadro regolamentare ed un sistema giudiziario piu’ efficace e trasparente, investimenti nella formazione del capitale umano, la professionalizzazione della pubblica amministrazione, l’impulso alla digitalizzazione, allo sviluppo della “green economy” e dell’agribusiness e alla creazione di un’industria manifatturiera. Valutando positivamente il percorso di riforme intrapreso, nel 2019 l’indice Doing Business della World Bank collocava il Kazakhstan al 28º posto (53º nel 2015). Promettenti sono peraltro le opportunità nel settore logistico che si aprono per il Kazakhstan in connessione con il progetto One Belt One Road che renderebbe il Paese centroasiatico uno snodo centrale per gli scambi commerciali ferroviari e terrestri tra Europa ed Estremo Oriente.
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